sabato 21 maggio 2011

Set Talenti: Marcondiro


Marcondiro

Marcondiro, più che la storia di un ragazzo talentuoso che segue la propria passione, sembra una favola, la favola di qualcuno senza nome che per magia realizza un sogno. Chi è Marcondiro veramente?

“Marcondiro è un bambino cresciuto. Questa potrebbe essere la risposta, sebbene laconica. Ma in realtà amo iniziare con la congiunzione e finire con una sospensione quando scrivo e parlo e disegno. Beh (come direbbe la pecora in cima al gregge) “far musica” è un’impellente esigenza, non un perseguimento di un sogno. Il mio sogno (uno dei…) è di certo quello di poter vivere un’epoca più stimolante e meno banale di questa che stiamo tutti vivendo. Lo realizzerò forse il giorno in cui deciderò di coltivare la terra come coltivo i miei pensieri. Continuerò a scrivere musica, come ho scelto di fare da tempo, come terapia ai miei sogni, nel cuore della notte, per ricostruire il mio percorso quotidiano”.

Perché Marcondiro? Qualche reminescenza infantile?

“Tante reminescenze. La più frequente fu quella di mia nonna, che mi cantava la storia di un orso ballerino, di nome Marco, il seguito della canzoncina in forma responsoriale, ho sempre pensato fosse stata scritta dai grandi, dagli adulti, per abituare i bimbi alla guerra. Io non l’ho mai cantata, “Oh che bel castello”, no mai! Mi piaceva sentirla da Lei. Un giorno il suo testo fu un ottimo spunto per una riflessione”.

Dopo incontro con maghi e maestri, e grazie alla intro-ispezione di te stesso, il tuo grande maestro, il sogno, si realizza. Un album, 13 brani, la collaborazione di compagni di viaggio degni della tua realtà. Ci racconti l’esperienza?

“Questo disco rappresenta la realtà del momento che sto vivendo, come direbbe un mio caro amico: sempre in viaggio. Ed è il primo compagno, quello ideale, poiché mi aiuta a ricordare le cose da portarci dietro e quelle da lasciare, è mia moglie. La gestazione del disco è stata lunga e dura, ma divertentissima, anche grazie alle persone che hanno lavorato e lavorano al progetto Marcondiro. È un progetto di vita in arte, in atto. Alcuni di quelli che hanno collaborato alla produzione di questo progetto, come Angelo Cioffi, mi seguono da tempo, altri come Angelo Di Martino lohanno accolto solo da poco tempo con piena consapevolezza, riconoscendo lo stile ed il linguaggio. Parlando dello Stile, sebbene abbia profonde radici nella cultura popolare (cosa che rende molto fruibile le canzoni), ha ramificato, attraverso le avanguardie musicali e testuali che mi hanno accompagnato nella crescita, un tipo di legno adatto alle ribalte del teatro di sperimentazione e ricerca costante. Anche se, citando uno dei miei brani siamo lontani dal  mondo attuale fatto di “velocità della comunicazione, che ha superato quella della luce… e più che mai esiste l’incomunicabilità”. I miei attuali “menestrelli” di viaggio sono un gruppo di lucidi pazzi musicisti, che mi trascineranno sui palchi dello SpettAttore Vivo”.

Sei innamorato della lingua italiana, oltre che della musica. Ti piace usarla per creare profondi punti di domanda e fraseggi magici. Quanto è importante per un musicista/cantante,  conoscere bene l’uso delle parole, per non cadere nella banale scusa della “licenza poetica”?

“Banalmente ti rispondo: Molto! È fondamentale! Con una buona conoscenza della lingua non perdi mai la strada. C’è una sorta di sicurezza che ti accompagna sempre”.

Tempo fa hai messo su uno spettacolo “Radioconcerto” un tributo alla radio italiana: quanto è stata importante la radio in passato e che ruolo ha nell’attuale?

“Lo spettacolo mi ha fatto capire l’impatto che hanno le grandi canzoni italiane nelle persone, che siano emigranti o immigrati e mi ha dato l’opportunità di suonarle all’estero. In Canada o a Dublino, l’esperienza mi ha fornito non pochi termini di paragone col modo di fare e di vivere la musica nel nostro paese. Poco dopo ho avvertito l’esigenza di proporre musica scritta da me, anche a questo mezzo di comunicazione, anche per capire quanto sia comunicativa. La radio è sempre stata per me una scatola magica, attraverso cui scoprire nuovi paesaggi sonori e visionari. Le radio oggi, nella maggior parte dei casi, sono poco coraggiose e poco Radiofoniche!”.

Quanto l’attuale scenario italiano ha influenzato la composizione del tuo album?

“Quasi niente, o quasi molto, volutamente troppo poco  in realtà. Le canzoni sono autobiografiche e a volte scritte in automobile, mentre osservavo scorrere il paesaggio del nostro magnifico territorio, vituperato dall’ignominia dell’ignorante incuranza del suo popolo. Ma la rigogliosa natura che lo riveste, supera il clamore ed il chiasso del traffico. È superba la bellezza di cui siamo fatti”.

Hai qualche idea particolare per la promozione dell’album?

“Andrò ad incontrare la radio, in un tour che inizierà a Maggio, per raccontare qualche favola su qualche pezzo di canzone”.

Il tuo sogno nel cassetto?

“Non so come c’è finito”.

NOTA BIOGRAFICA
Una magia che non si spegne mai quella del cantautore cosentino. Le storie di una nonna, un pianoforte giocattolo, la voglia di vedere il mondo con altri occhi lo hanno accompagnato nell’unica scelta sensata per un talento come lui: cantare storie. Questo è il destino di un bambino eternamente tale, ed è tra le righe di quest’intervista che si esprime la massica cura nell’uso delle parole che creino la magia più intensa, proprio nel raccontare di sé. Ed è lo studio della musica, prima con maestri privati, ma prediligendo  sempre il metodo di autodidatta poi, al D.A.M.S dove si specializza di Etnomusicologia. Le strade percorse sono diverse, fatte di incontri speciali e esperienze degne di essere raccontate, arrivando ad oggi dove un punto fermo e fondamentale nel percorso di formazione musicale è l’incontro con Angelo Cioffi, suo mentore da sempre, col qualche ha realizzato diversi provini ed in fine le registrazioni del disco di debutto: “SpettAttore”. Nel 2009 conosce Angelo Di Martino col qualche stabilisce un solido rapporto di stima e amicizia e lavora alla pubblicazione dello stesso album. Un lavoro divenuto realtà proprio in queste settimane. Storie e sogni che si trasformano in musica.

di Ivana D'Amico

(Set)

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